Transizione digitale: a che punto sono le aziende italiane?
Sapersi trasformare oggi significa essere capaci di soddisfare le mutevoli esigenze di investitori e stakeholder. In questo senso le imprese italiane sono a buon punto, almeno secondo i dati della ricerca EY Tech Horizon. Infatti, il 50% degli interpellati afferma che la trasformazione delle aziende italiane ha fatto progressi e viaggia più rapidamente rispetto al resto del mondo, dove la percentuale si attesta al 39%. Anche se in Italia la necessità di migliorare la qualità di prodotti e servizi è percepita da più parti ancora come driver fondamentale per la trasformazione. Tra gli obiettivi principali, sia a livello globale che nazionale, c'è quello di affrontare le pressioni di investitori e azionisti, focalizzandosi sulla realizzazione delle strategie ESG dell'azienda. Altrettanto importanti come fattori di successo sono gli investimenti in sicurezza informatica e tutela della privacy, indicati dal 15% degli intervistati in Italia. Nel complesso, dunque, la percezione verso lo stato attuale del nostro ecosistema produttivo è positiva: oltre la metà degli intervistati italiani (53%) valuta positivamente la trasformazione dell'organizzazione.
Cinque tecnologie per l'innovazione
La tecnologia è il fattore abilitante per una trasformazione in grado di creare valore. Ma dalla ricerca emerge l'indicazione che sia necessaria una combinazione sinergica di diverse tecnologie, allineata agli obiettivi strategici dell'azienda, piuttosto che investire sul singolo strumento o piattaforma tecnologica. Quali sono le tecnologie su cui puntare? Prima fra tutte Data e Analytics indicata dal 22% degli intervistati come principale trend di investimento per i prossimi due anni. Segue l'Internet of Things (IoT) indicata dal 20% del campione italiano e dal 17% del resto del mondo, poi il Cloud su cui punta il 18% degli interpellati italiani (20% degli altri Paesi) e infine Intelligenza Artificiale (IA) e Machine Learning (ML) indicata dal 15% a livello nazionale, un punto percentuale in più rispetto al resto del mondo.
Investire in queste tecnologie non può però prescindere dalla messa a terra di infrastrutture adeguate, solide ed efficienti, a cominciare dalle reti ultraveloci come la banda ultralarga e il 5G.
Ed è proprio il costo elevato di tali infrastrutture, oltre alla complessità dei requisiti di sicurezza e privacy, a rappresentare l'ostacolo principale verso una trasformazione di valore misurabile in termini finanziari e non per l'azienda e per gli utenti. Per raggiungere tale obiettivo sono necessari alcuni fattori chiave: il corretto uso dei dati e della tecnologia, la giusta osservazione e comprensione del contesto e il necessario supporto al cliente. Tra le indicazioni più interessanti emerge anche che per il 51% degli intervistati in Italia una forte partnership tra aziende con expertise tecnologiche complementari può essere un fattore trainante in una trasformazione di successo.
Data Science e Intelligenza Artificiale aprono nuovi orizzonti
La grande mole di dati accessibili configura nuove sfide. Prima fra tutte la capacità di estrarre valore per tutti gli stakeholder e sviluppare nuovi prodotti e servizi più in linea con il contesto attuale. Un'esigenza particolarmente sentita in Italia (54% del campione, rispetto al 42% del resto del mondo). In questo senso la combinazione tra Data Analytics e Intelligenza Artificiale è indicata dal 45% degli intervistati in Italia come fattore centrale per prevedere e soddisfare le richieste dei clienti. Questa maggiore apertura verso le nuove tecnologie è emblematica della fase di accelerazione in innovazione digitale in cui si trova il nostro Paese, anche grazie alla spinta rappresentata dalle risorse stanziate dal PNRR. Per contro, le maggiori criticità emerse nei confronti del ruolo della trasformazione dei dati riguardano per il 15% la difficoltà alla scalabilità di prodotti e servizi data-driven e per l'11% alla carenza di competenze dei dipendenti. Senza dimenticare che in Italia il 15% degli intervistati non nasconde preoccupazioni riguardo la sicurezza dei dati.
Rafforzare le competenze per essere data centrici
La creazione di valore dall'accesso ai dati a disposizione e la loro capacità di elaborazione presuppongono un ruolo centrale per le risorse umane, con particolare riferimento al rafforzamento delle competenze digitali dei dipendenti e dei collaboratori, oltre alla formazione dei giovani talenti. In particolare, in Italia la scarsa consapevolezza delle competenze già possedute rappresenta un ulteriore ostacolo. Senza contare che nel nostro Paese la difficoltà di lavorare da remoto ha un impatto sulla trasformazione più forte che nel resto del mondo (22% contro il 16%). Per questo le aziende sono sempre più impegnate nel valutare i gap di competenze per comprendere dove investire e offrire programmi di formazione obbligatoria, upskilling e reskilling per rafforzare le competenze digitali e tecnologiche, in particolar modo dando priorità a tematiche come Data Analytics, Cloudification, IoT, Cyber Security e privacy.