1 mar 2024
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Imprenditorialità, una leva per creare valore. Un viaggio tra gli studenti del Politecnico di Milano per parlare di impresa, cambiamento e futuro

Da EY Italy

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1 mar 2024

 RiGenerazioni, il roadshow universitario di EY, ha fatto tappa al Politecnico di Milano per scoprire il rapporto tra la Gen Z e il mondo dell’imprenditorialità. Un mondo che interessa i giovani che vogliono agire per migliorare la società

L'imprenditorialità, il suo significato e il suo valore per migliorare e trasformare la società. È stato questo il focus del terzo appuntamento di RiGenerazioni – il roadshow universitario di EY – che si è tenuto martedì 27 febbraio a Milano e ha visto un intenso dialogo tra Massimo Antonelli CEO di EY e COO della region Europe West, e le studentesse e gli studenti del Politecnico. Moderato dagli autori di Will Riccardo Bassetto e Clara Morelli e facilitato da un paper a cura di EY e Linkiesta, il confronto, a cui ha partecipato anche la rettrice del Politecnico di Milano Donatella Sciuto, si è incentrato sulla visione imprenditoriale, sui valori di chi fa impresa, sulla cultura del rischio, ma anche sui luoghi in cui fare impresa

L’imprenditorialità è fautrice del cambiamento e crea valore

Dopo i saluti della rettrice, che ha raccontato l’impegno del Politecnico di Milano per valorizzare imprenditorialità, innovazione e ricerca, oltre che rafforzare il dialogo tra università, impresa e territorio, Massimo Antonelli ha raccontato il ruolo di EY che ogni giorno accompagna le aziende in un percorso trasformativo finalizzato a renderle più competitive in un contesto che cambia continuamente. Antonelli ha successivamente aperto il dialogo chiedendo alle studentesse e agli studenti il loro punto di vista sull’imprenditorialità: «cosa pensate quando si parla di imprenditorialità? Quali sono i valori che prendereste come riferimento in questo campo? E quindi, voi, vorreste fare gli imprenditori?».
Per me imprenditorialità significa «costruire qualcosa che non c’è, creando valore» – ha risposto Luca –, spiegando che non basta accontentarsi perché serve cambiare lo status quo, migliorando la vita della comunità e di chi ci sta intorno. Dunque, una visione che mette al centro le potenzialità trasformative e sociali dell’imprenditore. Come conferma Greta, secondo cui «l’imprenditorialità è fautrice del cambiamento» e per la Gen Z, che «si lamenta tanto» può essere un’opportunità perché garantisce la possibilità di dare qualcosa alla comunità, affrontando le problematiche della società. Per Giovanni, invece, l’imprenditore «è una figura che prende tanti rischi e che ha tanta perseveranza perché non basta solo iniziare ma occorre continuare malgrado le difficoltà», soprattutto in Italia dove aprire un’attività non è semplice. 

Gli errori fanno parte della vita degli imprenditori, ma serve farne tesoro per migliorare e innovare

Ascoltate le prospettive degli studenti, che mettono in luce la creazione di valore da parte dell’imprenditore, una visione diversa rispetto a quella tradizionale legata ai baby-boomer, Antonelli prova a capire le ragioni di chi non vorrebbe fare l’imprenditore. Beatrice, ad esempio, spiega che molti giovani non lo farebbero perché temono di essere sempre giudicati, proprio come avviene durante l’università ma anche nella società che non racconta fallimenti ed errori. Un approccio che colpisce il CEO di EY che spiega come l’errore faccia parte della vita imprenditoriale, che si muove sempre nell’orizzonte del rischio. In altre parole, «prendersi dei rischi senza sbagliare mai è impossibile: serve gestire i rischi e fare tesoro degli errori anche per sperimentare, migliorare e innovare». Federico, invece, vorrebbe fare l’imprenditore perché non teme il giudizio altrui e vorrebbe «migliorare quello che vede intorno a sé, trovando soluzioni ai problemi che ci sono», attraverso l’applicazione pratica e fruibile dei modelli teorici studiati nei corsi di fisica. L’obiettivo è ambizioso: cambiare la vita delle persone. Una prospettiva interessante secondo Gianluca Galgano, Corporate Finance, Head of Venture and Startup Investments EY Italia, che a margine dell’incontro sottolinea quanto sia importante la voglia di fare impresa degli studenti e che l’imprenditorialità passa anche dai fallimenti, spesso fondamentali per avere un successo sostenibile e di lungo termine.

Imprenditorialità significa costruire qualcosa che non c’è, creando valore, cambiando lo status quo e migliorando la vita della comunità e di chi ci sta intorno […] l’imprenditorialità è fautrice del cambiamento e per la Gen Z che può essere un’opportunità perché garantisce la possibilità di dare qualcosa alla comunità, affrontando le problematiche della società

Fare impresa significa rischiare, affrontare la complessità del mercato e superare molti ostacoli

«Quali sono gli ostacoli che frenano la vostra voglia di fare impresa?» chiedono gli autori di Will. Leo, che vorrebbe fare l’imprenditore, dice che «è difficile arrivarci e che occorre tempo e anche una squadra che renda le cose possibili e che abbia la stessa voglia di raggiungere gli obiettivi». Per qualcuno, invece, il nodo è quello dei fondi perché è giusto essere ambiziosi ma serve una base economica e poi «è necessario saper rispondere alle reali necessità del mercato». Il rischio, insomma, è quello di fallire come accade ad alcune startup. Questa riflessione porta Antonelli a chiedere se chi vorrebbe fare l’imprenditore cerca di seguire il mercato, o invece segue solo le proprie passioni. Per Marco, uno studente di design, si tratta di «un connubio tra passioni e mercato», perché la sua voglia di imprenditorialità è nata grazie al rapporto con un amico informatico con cui lavorano a modelli di machine learning. Le difficoltà, prosegue, si legano alla gestione del tempo perché gli esami richiedono impegno, così come le attività imprenditoriali per le quali serve cavalcare l’onda in modo rapido. Il fattore tempo, commenta Antonelli, è certo importante ma serve anche prendersi il tempo giusto per sperimentare e fare esperienze formative e lavorative anche extra universitarie, come emerso durante il confronto con le studentesse e gli studenti del Politecnico di Bari. Per Vittorio, che ha una piccola azienda in America, serve dedicare tempo all’imprenditorialità quando si è giovani e si hanno svariate possibilità, come partecipare agli incubatori. Anche perché non è detto che il lavoro in azienda sia la strada giusta da percorrere. Per Alessandro la barriera principale all’imprenditorialità, per assurdo, riguarda l’ottima preparazione che dà l’università, perché insegna a mitigare il rischio. E, «mitigando il rischio in modo eccessivo, ci si può allontanare dalla cultura imprenditoriale che è una sorta di all-in al tavolo da poker con una coppia di due». Infine, secondo Michelangelo e Luigi, gli ostacoli riguardano la consapevolezza della propria inesperienza, e la complessità del mercato. 

Si può essere imprenditori anche lavorando per un’azienda?

 Il focus si sposta sulla competitività, dopo la provocazione degli autori di Will che chiedono se è possibile andare oltre il voto, smorzando così la cultura della competizione. Per Massimo Antonelli la competitività esiste ed è un fattore con cui bisogna fare i conti, anche per migliorarsi e crescere. Serve anche saperla affrontare, facendo delle scelte consapevoli. Anche la rettrice Donatella Sciuto conferma che esiste la competitività che contribuisce alla crescita personale e professionale degli studenti, rendendo il Politecnico un’università di eccellenza. «Una formazione di alto livello può quindi portare la voglia di innovazione e impresa anche in azienda?» chiede Massimo Antonelli. Sì, secondo Matteo che conferma l’importanza della competitività, il voto è l’unico valore quantitativo nella fase di studio spiega, e aggiunge che è «interessante la possibilità di fare l’imprenditore in una realtà più grande», svolgendo dei task senza avere indicazioni precise così da percorrere le vie dell’innovazione, utilizzando le proprie competenze. Questo permette di creare valore ed essere riconosciuti. Anche un altro studente vorrebbe entrare in una realtà esistente, portando la propria visione e creatività per innovare. Per questo chiede a Massimo Antonelli la differenza tra innovazione e imprenditorialità. Per il CEO di EY, la differenza fondamentale è l’assunzione del rischio. Nella nostra azienda, dice Antonelli, i partner si avvicinano alla figura dell’imprenditore perché sono azionisti della società e hanno ampie responsabilità nella gestione dei rischi e nello sviluppo del business. Insomma, la partnership può essere considerata come un’imprenditorialità aziendale. Ma in EY abbiamo anche degli innovatori, che portano di continuo idee per trasformare il business: nella nostra azienda, conclude, si può essere sia imprenditori, sia innovatori.

È interessante la possibilità di fare l’imprenditore in una realtà più grande svolgendo dei task senza avere indicazioni precise così da percorrere le vie dell’innovazione, utilizzando le proprie competenze, la propria visione e la propria creatività. Questo permette di creare valore ed essere riconosciuti.

Per intraprendere serve coraggio 

Per Federico, invece, la competitività non è tanto tra gli studenti che vivono l’università, quanto sul mercato. Anche per questo «abbiamo paura di perdere tempo nella fase di studio e quindi evitiamo di prendere dei rischi». Anche se, conclude, «vorrei avere più coraggio per affrontarli». Per un altro studente, l’università prepara al mondo del lavoro ma non a fare l’imprenditore. Per farlo occorre «fare qualcosa in più degli altri, andando oltre per emergere, gestendo sapientemente i rischi». Questi spunti portano il CEO di EY a una riflessione sul coraggio, i rischi e la gestione del tempo. Per Antonelli, occorre scoprire quali sono le proprie passioni per trovare il coraggio di affrontare i rischi che possono comportare, soprattutto a livello imprenditoriale. Certo poi serve sapere gestire il tempo che non è propriamente una criticità ma una variabile. Ad esempio, prosegue, «essere venuto qui oggi per me è un investimento: per me personalmente, per la mia azienda e anche per i giovani». Serve quindi saper investire il proprio tempo. Ed è una scelta decisiva: capire come e dove investire il vostro tempo significa orientare la propria vita. «Io, ad esempio, credo di aver fatto le scelte giuste, perché quando vado a lavorare sono felice ed è una cosa impagabile». 

Determinazione, resilienza e perseveranza: i valori degli imprenditori

 «E voi dove immaginate il vostro futuro da imprenditori: all’estero o in Italia?» domanda Massimo Antonelli. Per Filippo è fondamentale avere una formazione e una prospettiva internazionale. Per un altro studente è importante andare all’estero perché ci sono grandi aziende con degli ecosistemi di innovazione in cui è possibile inserirsi, cosa che non è sempre possibile fare in Italia. C’è chi sottolinea, invece, che sarebbe più interessante andare all’estero, soprattutto nel Nord Europa, perché c’è una mentalità più aperta all’imprenditorialità che stimola il fare, un fattore che è molto diffuso in Italia.
L’imprenditore, viene aggiunto con un interessante cambio di focus, è colui che non eccelle in nulla ma è bravo in tutto, perché sa mettere le persone giuste al posto giusto e ha una visione. Uno spunto, che spinge Antonelli a chiedere quali dovrebbero essere i valori di un imprenditore. C’è chi sottolinea l’importanza della determinazione e della resilienza, perché non è sempre facile portare avanti le proprie idee. Per Luigi, «chi avvia un’attività deve saper fare i sacrifici, perché le startup richiedono molto impegno». E solo in una fase avanzata è possibile coniugare benessere aziendale e ritorno economico. Un tema particolarmente importante per EY che, spiega Antonelli, vuole crescere in modo sostenibile, valorizzando le persone. Come conferma Francesca Giraudo, Europe West Business Talent Leader, Italy Talent Leader, che a fine evento evidenzia come la people strategy di EY sia fondata sul legame tra performance e wellbeing, «due elementi strettamente interconnessi, perché un clima di sicurezza psicologica e benessere permette ai team di lavorare meglio, soprattutto sul lungo periodo». In ambito wellbeing, prosegue Giraudo, «le nostre colleghe e i nostri colleghi sono stati coinvolti in seminari e webinar dedicati al benessere in tutte le sue dimensioni: fisica, mentale, sociale, finanziaria e psicologica. L’obiettivo è quello di lavorare in modo sempre più sostenibile». Un approccio, come confermato da Antonelli, che ha contribuito agli ottimi risultati di EY negli ultimi anni.

Prossima tappa a La Sapienza per un confronto sulla leadership

In conclusione, Will chiede agli studenti se qualcuno ha cambiato idea e pensa di voler fare l’imprenditore: qualche studente alza la mano. Un segnale positivo per il CEO di EY che ringrazia studentesse e gli studenti per il livello della discussione e per la loro preparazione e le loro competenze, ma anche per gli spunti che serviranno a ridisegnare il futuro. E di futuro si parlerà il prossimo 4 marzo all’Università La Sapienza, dove le studentesse e gli studenti dialogheranno con Massimo Antonelli sui temi legati alla leadership.

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Da EY Italy

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RiGenerazioni, il roadshow universitario di EY, ha fatto tappa al Politecnico di Milano per scoprire il rapporto tra la Gen Z e il mondo dell’imprenditorialità. Un mondo che interessa i giovani che vogliono agire per migliorare la società