Al via RiGenerazioni, il roadshow universitario di EY: prima tappa a Bari per un confronto sulle nuove competenze nel mondo del lavoro e sulle proposte per avvicinare università e aziende
Ridisegnare, riscrivere e rigenerare il futuro del mondo del lavoro al fianco della Gen Z, la generazione che deve essere protagonista di questa trasformazione. Il primo appuntamento di RiGenerazioni, il roadshow universitario di EY, si è tenuto a Bari lo scorso 29 gennaio e ha visto un fruttuoso dialogo tra Massimo Antonelli, CEO di EY e COO della region Europe West, e le studentesse e gli studenti del Politecnico. Al centro del confronto, stimolato da un paper interattivo de Linkiesta e dalla moderazione di Will, il mondo del lavoro, le competenze e le soft skill, ma anche il rapporto tra aziende, università e istituzioni per una formazione che renda più agile l’ingresso dei giovani nella vita professionale.
Sì, il mondo del lavoro è importante anche per la Gen Z, ma non è tutto
Dopo l’introduzione di Massimo Antonelli che ha spaziato dal ruolo di EY come abilitatore della trasformazione, alla centralità delle competenze trasversali, fino al potenziale dell’intelligenza artificiale, la discussione si è focalizzata sul rapporto tra gli studenti e il lavoro. Per una studentessa di ingegneria gestionale «il lavoro è importante perché può ripagare gli sforzi formativi ma non è tutto. È bello riuscire a mettere in pratica ciò che si è imparato e realizzarsi ma non bisogna eccedere perché – aggiunge uno studente – potrebbe far male». Il lavoro, insomma, «è importante ma non è un universo totalizzante». Il workaholism, cioè la dipendenza dal lavoro, viene denunciato da un altro studente che ritiene che si debba aspirare a una buona posizione ma «senza rovinarsi la vita». Una visione condivisa dalla maggioranza della platea e anche da Antonelli che, stimolato dagli autori di Will – Marco Paretti e Riccardo Bassetto –, conferma la prospettiva degli studenti. I colleghi più giovani di EY, in effetti, rivolgono l’attenzione ad altri temi e hanno anche altre priorità. Per questo, ha spiegato Antonelli, vogliamo costruire un ambiente in cui si lavora bene e che deve essere vissuto in modo positivo, secondo la prospettiva del work-life balance.
Aspettative e preparazione: l’esperienza degli studenti e la figura mitologica del giovane con esperienza
«Vi sentite pronti per entrare nel mondo del lavoro?» chiede Massimo Antonelli. La risposta della stragrande maggioranza degli studenti è negativa. Per varie ragioni: alcuni ritengono che nella fase di apprendimento sia difficile conciliare le competenze verticali con le soft skill; altri che non vengano acquisite le competenze tecniche da applicare nel concreto. Il sistema formativo, in altre parole, risulta troppo incentrato sulla teoria e poco sulla pratica. Cosa che impedisce la nascita della mitologica figura del giovane con esperienza, spesso menzionato nelle job description. Per trovare una soluzione a questo disallineamento, vengono avanzate diverse proposte: da un lato, un dialogo più stretto tra università e aziende (anche tramite internship), così da mettere in pratica le competenze teoriche; dall’altro, la costruzione delle soft skill tramite lavori di gruppo e di team che possano facilitare l’empatia, l’ascolto e il confronto. Competenze trasversali e personali ritenute fondamentali anche da Antonelli, che evidenzia la dinamica feedback-formazione-crescita, vissuta all’interno dei team di EY, dove si mettono a fattor comune esperienze e competenze in un percorso di formazione continua garantito dalla consulenza.
Mentorship e job shadowing: le vie per far incontrare università e lavoro
Per accorciare le distanze, un gruppo di studentesse suggerisce percorsi di mentorship in grado di avvicinare i giovani alla professione desiderata. Un confronto concreto e diretto con i professionisti del settore di riferimento, del resto, rende più visibile l’intimo legame tra formazione e lavoro. Tra presente e futuro. Come confermato da una studentessa di giurisprudenza che, grazie al progetto EY campus ambassador, ha cambiato visione sull’università. «Da mero processo per dare esami – racconta – a percorso di vita che fa crescere umanamente e che permette di approfondire tematiche fondamentali per il proprio sviluppo professionale, anche grazie al dialogo con colleghi e professori». Una dinamica esperienziale che peraltro garantisce anche la costruzione di prospettive diverse e una preziosa rete di contatti.
Una visione arricchita anche da un gruppo di studenti di ingegneria che sta svolgendo un percorso di alta formazione con EY, fondato su un mix tra lavoro e università, in una prospettiva di job shadowing che fa conoscere concretamente il mondo professionale, in un’ottica di crescente responsabilizzazione. E che aiuta anche a cogliere la propria impreparazione e a mettere in campo tutte quelle soluzioni utili a colmare questo gap. Un apprendimento che passa quindi anche dalle difficoltà e dai fallimenti, utili per crescere.