L’erogazione di mutui rimane debole, ma è destinata a migliorare gradualmente
Il settore dei mutui in Italia, dopo un calo nel 2023, rimane fragile, ma mostra segnali di miglioramento. I tassi ipotecari, saliti al 4,5% alla fine dell’anno scorso a causa delle politiche restrittive della BCE, hanno iniziato a scendere, attestandosi al 3,6% a maggio 2024. Nonostante l'aumento dei tassi, i prezzi delle abitazioni sono cresciuti dell'1,3% nel 2023, aiutati da una migliore situazione economica. Le transazioni immobiliari sono diminuite, contribuendo a stabilizzare i prezzi.
Nel complesso, l’andamento dei tassi della BCE influenzerà il mercato dei mutui nel breve termine, ma con il progressivo taglio dei tassi si prevede una ripresa nei prossimi anni con una crescita del prestito ipotecario dell'1,7% nel 2025 e del 3% nel 2026, leggermente inferiore rispetto alla media europea (2,8% nel 2025, e 4,1% nel 2026).
Credito al consumo forte sostenuto dai miglioramenti dell’economia
La crescita del credito al consumo in Italia, pur rallentando all'inizio del 2024, mantiene un ritmo solido del 4% sostenuto dai miglioramenti nei fondamentali economici, dalla riduzione dell'inflazione, dall'aumento dei salari nominali e da un mercato del lavoro forte. Nonostante la ripresa dei redditi reali, si stima che il tasso di risparmio rimarrà elevato, limitando l’aumento dei consumi privati che si prevede sarà graduale: 0,2% nel 2024 e 1% nel 2025. Nel complesso, il credito al consumo netto dovrebbe crescere del 3,5% nel 2024 (contro una media europea dello 0,9%), per poi salire al 4,9% nel 2025 e al 5,7% nel 2026, l’incremento più significativo tra le principali economie del continente europeo.
Prestiti alle imprese ancora in calo
Le aziende italiane hanno ripreso a ridurre il loro indebitamento, un processo iniziato con la crisi del debito dell'Eurozona e interrotto solo temporaneamente negli anni 2020-2021 grazie ai prestiti agevolati garantiti dal governo. Nel secondo trimestre, i prestiti netti alle imprese sono scesi del 4%, portando il debito aziendale al livello più basso dal 2005, pari a circa il 30% del PIL, ben al di sotto del 40% del 2020 e del picco del 55% del 2010. Si stima per il 2024 una riduzione dei prestiti alle aziende del 3,4% (la contrazione più significativa tra le maggiori economie dell’Eurozona), che poi torneranno a crescere negli anni successivi (2,4 nel 2025 e 2,7 nel 2026).
Gli investimenti privati in Italia sono influenzati dalla riduzione degli incentivi nel comparto delle costruzioni che ha avuto inizio a gennaio e si prevede un rallentamento nel settore entro fine anno. Gli investimenti non residenziali dovrebbero invece aumentare con il miglioramento dell'economia globale e l'allentamento monetario.
NPL a livelli contenuti, ma ancora superiori rispetto ad altre economie dell’Eurozona
Gli NPL in Italia, pur avendo raggiunto livelli superiori a quelli di altre economie dell'Eurozona, si sono ora attestati attorno al 3% sul totale dei prestiti lordi, ben al di sotto della media del 12,5% riscontrata nel periodo di picco tra il 2015 e il 2019. Questo dato è anche legato alla regolamentazione europea più stringente e alla gestione prudente delle banche italiane.
Livelli contenuti di debito rispetto ai redditi, che riflettono la continua riduzione dell'indebitamento da parte di famiglie e aziende a seguito della crisi finanziaria globale e della crisi del debito dell'Eurozona, dovrebbero ulteriormente aiutare a minimizzare eventuali futuri incrementi di NPL. Ad esempio, nel primo trimestre del 2024, in Italia la quota di NPL era equivalente a poco più del 20% del PIL, molto inferiore rispetto a quello delle altre economie dell'Eurozona. Si prevedono incrementi marginali nel 2025 e nel 2026, intorno al 3,5%, un aumento modesto rispetto agli standard del passato (il rapporto NPL è salito dal 5% nel 2009 al 9,7% nel 2012, prima di superare il 16% nel 2015).