Analisi degli investimenti in Italia per settore
Tra i settori di maggior focus dell’attività di investimento, si confermano quelli tradizionali del Made in Italy, ossia prodotti industriali (27% delle operazioni nel 1H 2023) e beni di consumo (17%). Hanno subito un lieve calo - sempre in termini di incidenza del numero di operazioni sul totale complessivo - il comparto technology, servizi finanziari, infrastrutture e trasporti. Rimane invece costante l’interesse per il settore Business services (9%), Pharma Medical & Biotech (7%).
Analisi degli investimenti italiani all’estero
Nel primo semestre del 2023 le operazioni di M&A annunciate da aziende italiane su target estere sono state 111, con una riduzione del 18% rispetto al primo semestre dello scorso anno (136 operazioni). Tuttavia, il valore risulta cresciuto del 47% anche per effetto di alcuni megadeal nei settori energia, servizi finanziari e farmaceutico. Si conferma il trend di nearshoring e friendshoring[4], con Spagna (24 operazioni), Stati Uniti (11), Germania (9) e Paesi Bassi (8) in testa alla classifica dei Paesi target per numero di operazioni M&A da parte di aziende italiane.
Il ruolo dei fondi di Private Equity
Il ruolo dei fondi di Private Equity e dei fondi infrastrutturali, soprattutto esteri, si è mantenuto su livelli elevati nel corso della prima metà del 2023: il 42% delle acquisizioni in Italia è stata realizzata da questi operatori. Il valore complessivo di acquisizione ha raggiunto i 20,7 miliardi di euro, un ammontare superiore rispetto allo stesso periodo del 2022 e alla media registrata nel periodo pre-pandemia.
“I fondi di PE consolidano la loro presenza sul mercato italiano, anche se con un atteggiamento più prudente, che si concretizza in una dimensione media dei deal più contenuta, per diluire il rischio e per la pressione sulle valutazioni, penalizzate dall'incremento dei tassi di interesse che ha reso il financing delle operazioni più oneroso. Nel primo semestre specialmente i fondi con radicata presenza in Italia hanno continuato ad alimentare il flusso di investimenti, mentre i grandi fondi globali hanno avuto un atteggiamento più prudente. Ma ci aspettiamo un secondo semestre in cui questi torneranno protagonisti. I fondi sono ormai percepiti da aziende e imprenditori italiani come volano di crescita, in particolare sui mercati esteri, oltre che uno strumento per rafforzare la capacità di investimento e gestire il passaggio generazionale” – aggiunge Daviddi.
Cosa aspettarsi per la seconda parte dell’anno?
“All’incertezza generata dall’attuale scenario geopolitico si è aggiunta una politica monetaria restrittiva con conseguente incremento dei tassi di interesse e del costo dei finanziamenti. Tutti questi fattori stanno determinando un allungamento dei tempi dei processi M&A e una focalizzazione su operazioni di dimensione più contenuta, al fine di limitare i rischi finanziari e operativi. Tuttavia, diversi elementi suggeriscono che il mercato M&A in Italia possa comunque registrare un livello d’attività sostenuto, seppur inferiore rispetto ai numeri record registrati nel 2021 e nel 2022. Rimane abbondante la liquidità già raccolta da investire e le imprese hanno molto chiaro che l’utilizzo della leva transazionale può essere un rilevante acceleratore dei processi di trasformazione necessari a mantenere competitività, anche tenendo conto delle tensioni commerciali sempre più accentuate tra Ovest ed Est del Globo, che richiedono veloci revisioni dei mercati in cui operare. Il PNRR rimane una straordinaria opportunità di supportare il processo di modernizzazione del nostro Paese, in particolare su tematiche specifiche, quali la trasformazione digitale, l’innovazione e la transizione energetica, specie se saprà sfruttare un effetto leva attraverso progetti in grado di coinvolgere aziende e fondi, favorendo la dinamica di investimento privato” – conclude Daviddi.
[1] ossia di investimento in aree geografiche con cui sono in essere prossimità culturale e relazioni consolidate e di lungo periodo
[2] L’analisi include le operazioni annunciate nel periodo di riferimento (escludendo i deal soggetti a particolare incertezza), oppure completate e non precedentemente annunciate
[3] Ovvero oltre un miliardo di euro
[4] ossia di investimento in aree geografiche con cui sono in essere prossimità culturale e relazioni consolidate e di lungo periodo