Ben 53 deal per un totale di 3 miliardi di euro. E' il bilancio dell'attività di m&a con protagoniste aziende italiane del settore consumer & retail nel primo trimestre del 2024. Lo ha detto Giorgio Castelli, Partner, Strategy and Transactions, EY Italia, in occasione della sesta puntata di EY M&A Compass, l’approfondimento sul mercato m&a italiano sviluppato da EY insieme a BeBeez, che ha sottolineato che "si tratta di numeri significativi, se si pensa che l'ultimo trimestre 2023 si erano visti solo 40 deal per un totale di 2 miliardi di euro nel settore e che il primo trimestre dello scorso anno aveva contato solo 47 operazioni per un miliardo di euro".
I dati, contenuti nell'ultimo report di EY sull’m&a in Italia, mostrano quindi che il settore consumer goods&retail ha avuto un peso del 18% nel primo trimestre dell’anno sul totale delle 294 operazioni di m&a con protagoniste aziende italiane, mentre nel primo trimestre dello scorso anno il peso era stato leggermente più basso, cioè il 15% delle 285 operazioni complessive mappate allora. E l'intero 2023 aveva invece contato 181 operazioni nel settore su 1.210 (circa i15%) per 6,6 miliardi di euro complessivi rispetto ai 58,6 miliardi del totale del mercato.
Ci sono quindi dei segnali incoraggianti in Italia, in linea con quello che sta accadendo a livello globale, "dove le aziende del settore stanno utilizzando le cessioni strategiche per finanziare programmi di crescita, ridurre il debito e concentrarsi sul core business", ha detto ancora Castelli.
Domanda. L'attività di m&a sembra essersi ripresa in questa prima parte dell'anno anche in Italia. Quali sono le sue aspettative per i prossimi mesi?
Risposta. Il 2023 è stato un anno complesso per il mercato m&a, influenzato da vari fattori, tra cui i tassi di interesse più elevati che hanno reso il debito più costoso. L'anno scorso, alcune operazioni sono state sospese a causa della significativa differenza tra i multipli attesi e quelli offerti, oltre all'incertezza dei buyer sui risultati di fine anno, anche a causa di tematiche macroeconomiche e geopolitiche. Nei primi mesi del 2024, molti di questi processi sono stati ripresi e chiusi, e ci aspettiamo un trend positivo per il resto del 2024 con un incremento nel numero di operazioni rispetto al 2023, grazie all'allentamento delle restrizioni monetarie e ai tagli anticipati dei tassi, soprattutto nel corso del secondo semestre. Detto questo, il costo del debito resterà elevato anche nel 2024, pertanto prevediamo che le operazioni di m&a avviate da operatori strategici continueranno a essere guidate da logiche di crescita e trasformazione. I fondi di private equity, da parte loro, si concentreranno maggiormente su operazioni di mid market o su strutture “creative” per finanziare deal di grosse dimensioni, come joint venture, partecipazione di minoranza dei venditori più corpose, o formule di earn-out / vendor loan, e accordi di club deal.
D. In questo quadro, come si sta comportando il settore consumer & retail in Italia?
R. E' uno dei settori che sta trainando il mercato. L'anno scorso, con le sue 181 operazioni, ha pesato per circa il 15% in termini di numero di deal sul totale. Certo, in termini di valore ha rappresentato solo poco più dell'11%: 6,6 miliardi rispetto ai 58,6 miliardi complessivi dell'intero mercato m&a. Quest’anno lo stesso settore sta pesando per il 18% sul totale delle operazioni registrate nel primo trimestre, con un aumento del 13% nel numero di operazioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
D. Significa che in questo settore forse più che in altri prevalgono i deal di piccole dimensioni? Ci fornisce qualche dato in proposito?
R. Senza dubbio negli ultimi tre anni in Italia si è registrata una predominanza di deal di piccole dimensioni, cioé inferiori ai 100 milioni di euro, che hanno rappresentato ben il 74% dei 34 deal a valori disclosed nel 2023. Peraltro, il dato potrebbe essere ancora più alto, perché non sempre il valore delle operazioni viene comunicato e i deal a valori undisclosed probabilmente sono tutti di size inferiore ai 100 milioni e quindi in realtà la percentuale potrebbe essere anche molto più elevata. Non solo. Nel calcolo del controvalore complessivo non ci sono gli add-on, cioè le acquisizioni condotte dalle aziende già in portafoglio ai fondi. Un tipo di attività, questa, che i fondi continueranno a perseguire anche nei prossimi anni.
D. Quanto pesa l'attività del private equity nel settore?
R. E' in linea con il dato dell'intero mercato: circa il 40% in termini di numero di operazioni, con le aziende industriali che quindi pesano ancora per la maggioranza. Ma questo, appunto, è un trend globale, trasversale a tutti i settori. Secondo il recente CEO Outlook Pulse, svolto da EY nel mese di gennaio 2024 su un panel significativo di ceo, l'interesse per le operazioni di m&a nel settore dei beni di consumo in Europa si è consolidato significativamente a luglio 2023 (+24 punti percentuali rispetto a novembre 2022) per poi diminuire a ottobre 2023 (-25 punti percentuali rispetto a luglio 2023), riflettendo la reattività delle aziende alle dinamiche di mercato in cambiamento e alle condizioni economiche. Più in generale c'è un movimento evidente verso joint venture o alleanze strategiche nelle operazioni di m&a (+10 punti percentuali a gennaio 2024 rispetto a ottobre 2023) per ridurre i rischi e i costi, sbloccare risorse e accelerare le agende strategiche che favorirebbero la trasformazione aziendale.
D. Ma perché le aziende fanno m&a nel settore consumer?
R. Per varie ragioni. Per esempio perché mirano a entrare in categorie ad alta crescita e un modo veloce ed efficace per farlo è puntare su brand di successo e consolidati. C'è poi il tema della sostenibilità: la domanda di prodotti etici, ecologici e più sani (per esempio a base vegetale) che è in crescita. Le aziende stanno così abbracciando modelli di business con maggiore controllo sulla catena del valore (operazioni di filiera) e circolari. Inoltre, c’è maggiore sensibilità su aspetti di natura territoriale come sinonimo di qualità. Infine, tema trasversale, è quello delle tecnologie digitali e, in questo senso, le soluzioni di AI stanno diventando più sofisticate e ubiquitarie, migliorando l'esperienza del consumatore e rendendo le catene del valore più agili e resilienti.
D. E sul fronte delle operazioni cross-border come si presenta il settore? Quanto comprano all'estero le aziende domestiche? Abbiamo per esempio appena assistito all'annuncio dell'acquisizione di Princes da parte dell'italiana NewLat in Regno Unito ...
R. Devo dire che le aziende italiane consumer & retail sono sempre più attive nell'acquisire società target estere. In particolare, nel 2021 non erano state effettuate operazioni transfrontaliere da parte di buyer italiani, mentre negli anni successivi queste hanno rappresentato il 35% a valore. A maggio 2024 queste rappresentano il 17% a valore e il 15% a volume.
D. Parlare di consumer & retail significa includere aziende anche molto diverse tra loro. Ci può dire qualcosa a proposito della situazione dei principali sotto-settori?
R. Per il Food and Beverage ci sono opportunità per operazioni di rifocalizzazione del portafoglio dei grandi operatori industriali, sia attraverso acquisizioni sia con dismissioni selettive. Inoltre, ci saranno investimenti significativi in tecnologie per l'accesso diretto al consumatore, come i canali digitali e altre piattaforme innovative. Nel settore Health & Beauty il mercato globale della cosmetica è previsto in crescita del 9% nel 2024, secondo Euromonitor, con tassi di crescita costanti fino al 2028, rispetto al 3% del 2018, trainato da Stati Uniti, Cina e Brasile, quindi sicuramente un segmento di forte interesse per operatori finanziari. Il comparto nutraceutico è atteso in fermento a seguito della dismissione del business nutraceutico da parte di grandi multinazionali, Si prevede inoltre ulteriore consolidamento e aggregazione nel settore delle farmacie e delle farmacie online. Nel grocery e non food value retail il consolidamento del mercato guiderà i macro-trend del retail nel prossimo futuro, con un numero sempre minore di operatori. Nonostante l'incremento dei fatturati, il calo dei volumi di vendita evidenzia le difficoltà del settore e dei consumatori post-inflazione. I principali operatori della GDO, inclusi i discount, sono stati parzialmente supportati dalla crescita dei prodotti di marca, che rappresentano oltre il 30% del fatturato. Tuttavia, i piccoli operatori stanno attraversando un periodo complesso. Si prevede una serie di operazioni m&a anche nel 2024, che porteranno a una maggiore concentrazione. C'è poi il settore Pet & Vet dove i fondi di private equity hanno recentemente investito nelle catene retail, nella produzione di cibo e nelle catene veterinarie e questo trend è previsto continuare anche nel 2024. Nel Food Retail ci si aspetta una possibile wave di operazioni nel settore, sia per add-on che per secondari, quindi cessioni di catene in mano a fondi di private equity, che erano state posticipate negli ultimi anni. Infine, nel retail fashion, gli operatori valuteranno investimenti o alleanze per sviluppare o incrementare la propria presenza online.