Taglio dei tassi, come e con quali conseguenze? Una tavola rotonda su scenari, prospettive e proposte per la crescita
Conclusa la presentazione dei dati macroeconomici, Fubini dà il via alla tavola rotonda che vede confrontarsi:
- Emilio Rossi, Senior Economic Advisor, Oxford Economics,
- Libero Monteforte, Direttore del Servizio Analisi Macroeconomica, Ufficio Parlamentare di Bilancio
- Andrea Montanino, Chief Economist e Direttore Strategie Settoriali e Impatto di CDP Cassa Depositi e Prestiti
- Laura Bottazzi, Ordinaria di Economia Politica dell’Università di Bologna
- Mario Rocco, Valuation, Modelling and Economics Leader, EY Italia
(La tavola rotonda moderata da Federico Fubini vicedirettore del Corriere della Sera)
Rossi, apre la discussione focalizzandosi sull’importanza del settore terziario che in Italia ha un peso enorme sul Pil (75%). In questo settore, spiega, è cruciale la relazione investimenti-produttività per rendere più solida la crescita. Una dinamica molto evidente con i fondi del Pnrr, che rappresenta una leva strategica anche per via delle riforme che dovrebbero accompagnarlo, malgrado la scarsa attenzione di media e policy maker.
I nuovi equilibri globali e l’inflazione
Andrea Montanino, Chief Economist e Direttore Strategie Settoriali e Impatto di CDP, contribuisce alla discussione focalizzandosi sulla situazione geopolitica e mettendo in luce il cambiamento radicale degli equilibri globali. Nella fase di apogeo della globalizzazione (1989-2019), spiega, il mondo era sostanzialmente piatto e vigeva il principio della convenienza legato alle delocalizzazioni e all’ allungamento delle catene di fornitura. Dopo la pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina si è reso più chiaro che i conflitti non sono tramontati, che le supply chain lunghe sono esposte ad elevati rischi e che la sicurezza è un fattore decisivo anche a livello economico. Negli ultimi anni, dunque, sono stati messi in discussione alcuni dei capisaldi della globalizzazione. Queste dinamiche globali potrebbero condizionare l’andamento dei prezzi nel medio periodo. Pertanto, ha sintetizzato, l’inflazione potrebbe essere influenzata da:
1) Incertezza geopolitica e frammentazione globale
2) Crescente protezionismo e barriere tariffarie che colpiscono imprese e consumatori
3) Costi della transizione energetica
4) Fattori demografici, con conseguente stress dei sistemi pensionistici
I conti pubblici italiani, tra alto debito e crescita
Dati previsionali e le sfide del futuro sono stati i focus dell’intervento di Libero Monteforte, UPB. Per quanto riguarda il quadro macroeconomico, Monteforte ha sottolineato l’interessante convergenza sui diversi scenari previsionali (EY, Oxford Economics e IMF), rimarcando che, però, resta l’incognita degli investimenti. Al momento la situazione è positiva sia per il calo dell’inflazione che per l’andamento del mercato del lavoro, malgrado la zavorra della scarsa produttività. Restano tuttavia dei rischi da non sottovalutare:
1) Tensioni geopolitiche alle porte del nostro Paese, cui si somma un andamento non brillante dell’economia tedesca
2) La possibile frenata degli investimenti
3) La possibile riduzione della propensione al rischio dai mercati, soprattutto dopo le elezioni americane
4) I costi della transizione ecologica
Sul lungo periodo, invece, le sfide principali riguardano i cambiamenti climatici e la demografia, un fattore sempre più decisivo per le economie avanzate. Venendo alle politiche di bilancio, ha spiegato Monteforte, la riduzione dei tassi permetterà di ridurre gli interessi sul debito. Anche se, il fattore cruciale per la sostenibilità del debito riguarda la crescita economica che può essere favorita dagli investimenti e dalla crescita della produttività. Fattore importante anche per far fronte alla crisi demografica che sta attraversando il Paese. Inoltre, anche alla luce delle nuove politiche di bilancio varate dall’Ue, sarà importante gestire il debito in una logica di lungo periodo.
Innovazione, private equity e venture capital
Terminata la panoramica di Monteforte, Fubini chiede alla professoressa Bottazzi il ruolo del private equity e del venture capital nei processi di crescita e modernizzazione. Per Bottazzi, Professoressa ordinaria di Economia Politica all’Università di Bologna, il ruolo degli investimenti è cruciale, a patto che siano un volano per la produttività, come è accaduto di recente in Spagna. In questo quadro il venture capital e il private equity risultano particolarmente importanti anche se l’Italia ha un problema di domanda e offerta: da un lato ci sono pochi investitori e scarsi investimenti; dall’altro mancano imprese ad alto tasso di innovazione nelle quali investire, considerata anche la loro dimensione. Come confermano anche i dati sull’AI per la quale occorrerà formare anche le persone che dovranno utilizzarla.
Con l’abbassamento dei tassi, aggiunge, le cose potrebbero migliorare sia in ambito venture capital che nell’ambito del private equity, sebbene sia necessario affrontare le criticità strutturali legate al dimensionamento e alla capacità innovative delle Pmi. Serve quindi saper innovare, così da attrarre un maggior numero di investimenti nelle aree ad alto tasso tecnologico.
Mario Rocco, Valuation, Modelling and Economics Leader, EY Italia conclude il primo giro di tavolo con due osservazioni. La prima con la quale mette in luce l’importanza del rapporto tra rendimento e costo del capitale nell’ambito degli investimenti, con la necessità di valutazioni ex-ante per una migliore allocazione delle risorse pubbliche e private; la seconda relativa alla necessità di attrarre talenti, soprattutto in ambito STEM, anche alla luce delle difficoltà riscontrate dalle imprese. Conclude, evidenziando la necessità di affrontare la crisi demografica che impatterà in modo sempre più importante il mondo del lavoro.
Alcune leve per far crescere l’Italia
Federico Fubini, terminato il ciclo di interventi, chiede ai panelist quali possono essere le leve su cui far forza per far crescere l’Italia.
Per Rossi (Oxford Economics), esse sono costituite da un aumento della concorrenza a livello nazionale e dal rafforzamento del sistema universitario, così da innovare e modernizzare il Paese. PNRR, investimenti strutturali, centralità del Mar Mediterraneo come mare di scambio e non solo di transito sono invece le proposte di Montanino (CDP), che mette in luce l’importanza del Sud Italia. Una leva su cui concorda Rocco (EY), secondo il quale occorre rovesciare la narrazione pessimistica legata al Meridione che, al contrario, può essere una leva di sviluppo. Per Monteforte (UPB), invece, possibili leve sono la semplificazione burocratica a cui deve affiancarsi l’ampliamento della concorrenza interna. Senza dimenticare una gestione prudente del debito pubblico. Anche per la professoressa Bottazzi (Università di Bologna) la concorrenza in ogni settore rappresenta una leva strategica formidabile, a cui deve associarsi un sistema produttivo ad alta innovazione.
It’s not the economy, stupid, chiosa Fubini, secondo il quale le leve su cui occorre fare forza sono soprattutto culturali e politiche. Occorre, quindi, una discussione allargata che coinvolga classe dirigente, politica ma anche l’opinione pubblica per trasformare il clima culturale. Una visione sulla quale concorda anche Rossi (Oxford Economics) per il quale serve una sterzata culturale per rilanciare il Paese, portandolo stabilmente su un sentiero di crescita.